Si è parlato moltissimo del passaggio di Simone Inzaghi dalla Lazio all’Inter, la fine di un’epoca per alcuni e l’inizio di una nuova per altri.
Simone arriva alla Lazio che è ancora un ragazzo, a 23 anni nell’estate del 1999. Da lì colleziona 109 presenze e 27 reti per poi iniziare un tira e molla con prestiti a Sampdoria e Atalanta fino a chiudere la carriera da professionista nel 2010. Terminata quell’avventura, fatta soprattutto di ombre alle spalle del più vincente fratello Filippo, si prende grandissime soddisfazioni da allenatore. Nel 2010 inizia quello che sarà un percorso bellissimo.
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Quell’anno smette sì di giocare a calcio, ma diventa allenatore degli Allievi Regionali, per passare ai Nazionali l’anno dopo, dove rimarrà per 3 stagioni. È il momento del grande salto il 2014 quando approda alla Primavera che guiderà fino al 2016. Il 3 aprile di quell’anno Claudio Lotito lo chiama come traghettatore al posto di Stefano Pioli. L’estate successiva viene messo alla guida dell’altra società di Lotito, la Salernitana, prima che il dietrofront di Marcelo Bielsa lo riporti in biancoceleste. Una casualità che si rivelerà vincente con la conquista di due Supercoppe e di una Coppa Italia. In estate il passaggio all’Inter per raccogliere l’eredità scomoda di Antonio Conte.
Simone Inzaghi è pronto a firmare il rinnovo per la Lazio quando improvvisamente arriva l’Inter a sovvertire tutto, lascia così improvvisamente i biancocelesti non senza un po’ di nostalgia. Lo si capisce dalla bellissima lettera che ha scritto al Corriere dello Sport proprio per i tifosi capitolini: “Carissimi tifosi laziali, avevo 23 anni quando sono arrivato a Roma. Ero un ragazzino pieno di sogni e ambizioni che pensava solo a diventare un calciatore affermato. La Lazio in quel momento rappresentava per me una splendida opportunità, una possibilità per raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissato”.
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E poi spiega il cambiamento: “I motivi che mi hanno portato a fare questa scelta non voglio affrontarli ma è probabile che tutti avremmo potuto fare meglio. Nessuna polemica s’intende. Non le ho mai fatte. Il biancoceleste per me resterà solo amore. Senza il presidente Lotito e il ds Tare non avrei mai potuto realizzare il mio sogno di allenare la mia squadra del cuore”. Ha però dovuto accettare una nuova e prestigiosa sfida: “Allo stesso tempo però sono anche un professionista che ama il suo lavoro: per questo la mia determinazione e la voglia di mettermi in gioco mi portano lontano da Roma e non nego di essere completamente concentrato su questa nuova avventura con l’Inter”.
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