Il nuovo trend della politica locale: le interviste dei politici con gli influencer. Poi c’è chi non ci sta e lancia polemiche sterili
Le elezioni comunali a Roma si avvicinano e tutti ormai si sono accorti che il trend è cambiato. I politici hanno bisogno di visibilità, hanno bisogno di raggiungere un pubblico sempre più ampio, e per questo tutti si sono fiondati su quella che è una nuova miniera d’oro: gli influencer. Seguitissimi soprattutto dal pubblico giovane, quello che altrimenti difficilmente riuscirebbero a raggiungere, i personaggi di successo social possono essere un interessante canale di propaganda alternativo per il politico a caccia di consenso. Se il politico è bravo.
Già, perché in questo nuovo trend c’è anche una faccia alternativa della medaglia: l’influencer spesso è una persona comune, un ragazzo o una ragazza che hanno sempre vissuto i problemi dei comuni cittadini e così si approcciano alla politica e alla res publica. Non sono giornalisti, perciò le domande non sono sempre preconfezionate e quindi lo scivolone, per il politico, può essere dietro l’angolo. Non tutti ci riescono ma tutti – o quasi – ci stanno provando, mettendosi in gioco con un nuovo aspetto della campagna elettorale che, se cavalcato bene, può anche essere decisivo nella volata finale.
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La nuova frontiera: il politico intervistato dall’influencer
Se il politico è bravo, dicevamo. Ma deve essere bravo anche l’influencer. Perché non è semplice avere a che fare con un personaggio pubblico che studia comunicazione da mattina a sera ed è facile farsi portare sul suo territorio e lasciargli dire ciò che vuole. Una sfida interessante anche per le social-star, abituate di solito a parlare da sole davanti a uno smartphone spesso senza avere interlocutori se non a posteriori. Il clima che si instaura è spesso molto colloquiale – come nell’intervista di Damiano Er Faina a Michetti – e l’intervista scorre giù piacevole, non impostata né impomatata. Se le domande sono giuste, poi, vien fuori un prodotto molto godibile, anche per chi di solito la politica non la segue volentieri.
Le solite polemiche sterili
Poi c’è chi decide di dire No, di non prestarsi a questo gioco a due fra politica e social. Come nel caso del SMM di una popolare pagina di satira sociale, che in un’intervista a Repubblica ha stigmatizzato questa nuova tendenza e si è vantato di non partecipare. “Il nostro contenitore non vuole diventare il megafono dei politici. Non è roba nostra. Andassero da Er Faina a prendere per il c**o i ragazzini che lo seguono”.
“Tutto un magna magna”… ma non lo diceva il Bagaglino?
Facile, troppo facile fare i tipi “etici” da un pulpito a migliaia di km di distanza. Che poi è un po’ la storia dei politici e di tanti elettori “passivi”. C’è chi scende in campo e si sporca le mani, magari sbaglia pure ma almeno ci prova. E poi c’è chi resta comodo comodo sul divano di casa a sputare sentenze e lanciare soluzioni a costo zero. “Commissariare il Comune”: geniale! Come abbiamo fatto a non pensarci noi? Se vogliamo dirla tutta la storia di “è tutto un magna magna” è vecchia di 40 anni: ci era arrivato Pingitore col Bagaglino negli anni ’80. Ma si sa, la “satira” a volte è un po’ come la politica: i concetti sono sempre quelli, è importante impacchettarli diversamente e riproporli al proprio pubblico. Noi intanto continueremo a “giocare”, a scendere in campo, a sporcarci le mani, magari sbagliando pure. Le polemiche le lasciamo a chi scappa, chi sa distruggere ma non sa costruire. Chi, comodo comodo sul divano di casa, è sicuro di non sbagliare mai. Facile: basta non fare nulla e puntare il dito…