“A Roma scoppia la guerra dei tavolini”, titola quest’oggi ‘Il Tempo’.
La testata capitolina racconta quindi di come gli esercenti siano pronti a muoversi contro il Campidoglio, reo di negare a 200 locali gli ampliamenti degli spazi ottenuti “grazie” all’emergenza pandemica.
Diverse realtà, infatti, hanno ottenuto spazi ulteriori all’aperto per consentire ai propri clienti di sedersi laddove era impossibile accomodarsi all’interno, per le note restrizioni.
Superate (speriamo per sempre) le restrizioni, il Comune di Roma ha negato a 200 locali di mantenere questi spazi e i proprietari sono adesso sul piede di guerra.
A dire il vero, già lo scorso Aprile parlava di guerra dei tavolini – sebbene la problematica fosse leggermente differente (e anche più amplia, riguardando anche la circolazione nelle Zone a Traffico Limitato di centro e Trastevere).
In un articolo intitolato “Scoppia la guerra dei tavolini all’aperto. Le briciole della Raggi ai commercianti”, la giornalista spiegava come gli esercenti puntassero “ad utilizzare in tutto il territorio comunale gli spazi delle strisce blu per consentire ai ristoratori che non hanno la possibilità di poter montare dehors e lavorare all’esterno”.
A distanza di due mesi la guerra dei tavolini si ripresenta, ma adesso riguarda gli spazi effettivamente ottenuti.
A Roma, stimava il Corriere in un articolo dello scorso maggio, l’aumento di spazi esterni è stato davvero impressionante con quasi 65mila metri quadri in più (davanti a Milano con 40mila mq in più e Napoli con 38mila).
E il presidente di Fiepet Confesercenti Giancarlo Banchieri spiegava:
“Gli imprenditori italiani hanno allestito e messo a disposizione (in tutta Italia, ndr) un’area equivalente a oltre 100 campi di San Siro. Un grande sforzo e un investimento importante, mirato ad offrire ai clienti spazi e possibilità di scelta anche quando le consumazioni all’interno dei locali saranno nuovamente possibili. Per questo ringraziamo la sensibilità degli amministratori territoriali, che hanno rivoluzionato il proprio modo di vedere: un tempo si discuteva di tavolini selvaggi e si vedevano i posti all’aperto come un’occasione per fare cassa. Ora invece si è percepito il valore aggiunto che i tavoli all’esterno costituiscono per le imprese, per i consumatori e per aumentare l’attrattività turistica delle nostre città dopo la desertificazione imposta dalla pandemia”.
Dopo appena un mese questa sorta di pax tra amministratori territoriali ed esercenti è conclusa?
Sono tanti gli aspetti da considerare nella vicenda, al netto della bagarre fra le parti.
Bisogna infatti tenere in considerazione come tanti esercenti si siano “allargati” pur avendo magari avuto in precedenza condotte fiscali non esattamente impeccabili (non è una novità, d’altra parte, parlare di nero nel settore) e non avendo quindi pienamente diritto a questi spazi.
Inoltre, riguardo all’ampliamento degli spazi dei locali (dettati, per carità, da necessità), bisogna anche considerare le lamentele delle persone che si trovano a vivere nei pressi dei locali in questione – trovatisi d’un tratto a dover (con)vivere con gli schiamazzi degli avventori o con le difficoltà legate agli spazi in precedenza destinati ai propri parcheggi sottratti dagli esercenti.
Una vicenda assolutamente complessa, da cui speriamo tutte le parti riescano ad uscirne nella migliore delle maniere possibili.
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