“Messi a punto in fretta e furia, annunciati trionfalmente, protagonisti di accordi che hanno portato nelle tasche dei colossi del farmaco miliardi e miliardi di euro. E purtroppo, evidentemente, inefficaci. I vaccini confermano tutta la loro inadeguatezza nella lotta al Covid-19 in questi mesi estivi, quando il mondo si preparava già ad approfittare del caldo per un ritorno alla normalità e si trova invece a fare di colpo i conti con il boom di casi legati alla diffusione delle varianti”.
Scrive ilparagone.it, in un articolo dedicato all’aumento di casi in Russia e Regno Unito, posti in un unico calderone.
Un duro attacco ai vaccini che – se è vero che mostrano dei limiti nel fronteggiare le varianti, specialmente la Delta – non tiene in considerazione diversi fattori.
In primo luogo il fatto che la Russia ha un vaccino, il tanto chiacchierato Sputnik V, prodotto da un istituto pubblico (il Centro nazionale di ricerca epidemiologica e microbiologica N. F. Gamaleja) e che quindi parlare di colossi del farmaco nel caso della Russia è fuorviante.
In seconda battuta, non si considera il fatto che la Russia vive in una sostanziale normalità (seppur a confini chiusi) già da mesi nonostante soltanto l’11% dei russi si sia vaccinato (un vaccino che non sappiamo quindi che efficacia abbia de facto. Per la rivista scientifica The Lancet, in un articolo pubblicato il 2 febbraio 2021, l’efficacia è del 91,6%).
Diverso il discorso legato al Regno Unito, dove a quasi la metà della popolazione sono state inoculate entrambe le dosi (parliamo esattamente del 48,4% della popolazione) ma dove le ultime restrizioni continuano a rimanere in vigore – e lo rimarranno ancora per quattro settimane – dopo un posticipo dal 21 giugno al 19 luglio.
La situazione continua ad essere grave ed il timore è che la variante Delta ci faccia ripiombare nell’incubo.
E se sono tanti gli aspetti criticabili nella gestione della pandemia e nella produzione dei vaccini, la speranza è che comunque se ne possa uscire presto. E definitivamente.