Voti comprati da parte del clan Di Silvio: l’Antimafia ha fatto arrestare due persone
La Polizia di Stato di Latina e quella di Roma, con l’aiuto dei Carabinieri del locale Comando Provinciale, alle prime luci dell’alba, hanno eseguito un mandato agli arresti domiciliari (grazie al G.I.P del Tribunale di Roma su richiesta della Procura della Repubblica di Roma – Direzione Distrettuale Antimafia), per due persone che sono considerate responsabili di un delitto di scambio elettorale politico mafioso. Ovvero voti comprati.
LEGGI ANCHE >>> San Severo, ucciso 32enne durante i festeggiamenti: indaga la polizia
Questo provvedimento è stato ottenuto grazie al lavoro dei Carabinieri del Reparto Territoriale di Aprilia e dagli Agenti delle Squadre Mobili di Latina e di Roma. Operazione che ha preso il nome di ‘Touchdown‘. E’ stato accertato l’intervento illecito di un locale imprenditore (che opera nel settore dei rifiuti), aiutato da un suo collaboratore per quanto riguarda le elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio Comunale di Latina del 5 giugno del 2016.
SEGUI DAMIANO ER FAINA SUI SOCIAL! INSTAGRAM FACEBOOK TELEGRAM
Clan Di Silvio, in manette due persone. Indagato Adinolfi della Lega
Spieghiamo bene: questo imprenditore aveva dato ben 45mila euro ai membri del clan ‘Di Silvio’ in modo tale da aggiudicarsi almeno 200 voti al capolista candidato nella lista del gruppo “Noi con Salvini“. Questi movimenti avevano insospettito non poco la Polizia di Stato. Tanto è vero che i collaboratori di giustizia Riccardo Agostino e Renato Pugliese hanno confermato quello che avevano dichiarato l’Arma dei Carabinieri.
Pensare che lo stesso Riccardo Agostino si è scoperto di essere il tramite per questo accordo politico mafioso tra il clan ‘Di Silvio’ e l’imprenditore che opera nel settore dei rifiuti. Il pagamento di questi 45mila euro avveniva in tre banche all’interno dell’azienda che opera nel settore rifiuti. Non solo: in base all’accordo preso in precedenza nessuno dei Di Silvio si doveva presentare nella sede del partito, altrimenti sarebbe stato visto come “collettore”.
L’elezione del politico sarebbe stata un’ottima mossa economica per la sua società, solo per ottenere il monopolio nella gestione dei rifiuti e le bonifiche nel territorio pontino.
Nel frattempo, però, giungono ulteriori novità in merito a questa vicenda. C’è anche il leghista ed europarlamentare, Matteo Adinolfi, nel registro degli indagati. Proprio quest’ultimo era il candidato nella lista “Noi con Salvini”.