Abbiamo intervistato un italiano che vive a Cuba ormai da diversi anni. Le sue parole ci fanno riflettere su una situazione assolutamente fuori controllo.
Con la voce rotta dal pianto ci spiega che ama Cuba e che vuole solo far capire come vanno le cose, ma ci prega di non diffondere il suo nome per evitare di avere pesanti ripercussioni: “Dall’Italia ci si può immaginare cosa accade a Cuba, ma è difficile anche solo farlo. Quello che succede lo sa solo chi vive sul posto. Sono sempre notizie allargate e ristrette a seconda degli interessi e questo è molto triste. Si sentono molte cose, ma nessuno al di fuori conosce Cuba. È un paese difficile da capire anche per chi ci vive per anni. Io sono sette anni che vivo qui e conosco molto bene il paese. Non faccio politica o do giudizi personali, ma racconto solo quello che accade. Quando si dice Cuba comunista e socialista sono parole fuori luogo. C’è una dittatura veramente pesante qui. L’altro giorno in una diretta di un programma televisivo spagnolo una ragazza cubana stava riportando le notizie in collegamento, Dina Stars, si è sentita suonare il campanello ed è entrata in casa in diretta la polizia. Ha dovuto lasciare lo studio in collegamento per andare in questura. Uno sta in casa a raccontare cosa accade e ti vengono a prendere”.
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Inchiesta su Cuba, il racconto
Prosegue il racconto, tornando indietro: “È sempre stato così a Cuba, ma la situazione che c’è ora l’ha fatti impazzire. Sentono il potere scappare. Il popolo ha sopportato per 60 anni, ma ora non ce la fa più. Da 60 anni c’è il Ceder (Comitato difesa rivoluzione). In ogni strada c’è una persona del partita che riporta tutto quello che accade, la vita privata di ogni persona viene comprata e vengono date informazioni. Anche chi non è d’accordo si trova legato a questo sistema. Il Comitee rappresenta il partito comunista, anche se non lo è, tiene sotto controllo la sua strada raccontando tutto quello che accade, se ci sono anomalie, personaggi particolari, le frequentazioni”.
Cuba, il Covid una scusa?
Ma il Covid è una scusa che Cuba utilizza per placare dei problemi che c’erano già prima: “Cuba negli ultimi tre mesi ha triplicato lo stipendio alla polizia perché si inasprisse col popolo che sta protestando in maniera tranquilla, non sono violenti. Ma negli ultimi 100 giorni è senza cibo, medicine, cose di primaria necessità. Lo Stato dice che bisogna portare pazienza e racconta che tutto il mondo per il Covid è in queste condizioni. Promettono di fare il possibile, ma in cambio rispetto al fatto che dicono non ci siano soldi ci sono sette mega hotel internazionali in costruzione. Cuba era distrutta già prima del Covid-19. L’economia del paese esporta quasi niente. C’è il carbone, pochissimo, con Turchia primo consumatore, ma va via in quantità irrisoria. Ci sono poi rum e tabacco. Come viveva Cuba fino ad oggi riuscendo a barcamenare il paese? Finché c’era Lula prestava al Brasile 5mila medici. Cuba ha 110mila laureati in medicina per un popolo di 7-8 milioni di abitanti. Il business era questo. Facevano studiare le persone e poi per 10 anni li mandavano in Brasile, obbligandoli con uno stipendio da loro pagati. Il medico cubano andava in Brasile per 400 dollari al mese e il governo carioca pagava 4mila e più euro al mese. Tutte le notizie dei medici mandati in giro per beneficenza è una sciocchezza, si tratta di un business. Con Chavez per esempio c’era uno scambio con petrolio. Ora i giochi sono finiti”.
E nessuno vuole più aiutare: “Cuba ha un debito internazionale con tutto il mondo, con la scusa di essere un isola povera e con poche risorse non paga nessuno. Però c’è un’altra Cuba che sta lavorando appunto su grandissimi hotel internazionali. C’è poi il business delle ricariche telefoniche controllate dallo stato. A Cuba per usare il telefono devi fare una ricarica internazionale, vogliono che paghi in dollari per avere moneta estera che non ha più”.
Addio al dollaro
Il vero problema è l’assenza di moneta estera: “I dollari ora non ci sono più perché il turismo col Covid non c’è da due anni, quindi cosa hanno fatto? Hanno messo il supermercato di prima necessità in dollari. In un paese dove nessuno prende dollari ed è pagato in pesos, una moneta debolissima che non vale niente, come fanno a pagare in dollari? Lo Stato obbliga in maniera indiretta i sette milioni di cubani che sono a Miami soprattutto a inviare soldi ai loro parenti, ma non dandogli direttamente perché i soldi li vogliono loro. I soldi arrivano attraverso queste carte di credito che le persone possono usare solo al supermercato, ma dal quale non possono prelevare moneta. Cosa fa chi non ha parenti? Va al mercato nero da chi ha la tesserina e pagarla tre volte tanto in pesos rispetto al valore delle banche”.
E come si va avanti: “Chi ha questa fortuna di avere famigliari fuori sopravvive, il resto è spacciato. L’altro che riceve soldi dai parenti che sono fuori per vivere un po’ meglio commercializza, compra una scatola di tonno o pasta, beni di rima necessità, e poi va al mercato nero a venderli in pesos al triplo. Il dollaro che gli americani hanno mandato con la carta di credito dello stato li hai convertiti però in pesos al mercato nero e devi riuscire a ricomprare dollari sempre al mercato nero. Se hai bisogno di biglietti per viaggiare solo al mercato nero puoi prenderlo, lo Stato non te lo dà. Otto anni fa quando sono arrivato a Cuba mi disse: “Mia moglie è prima dello Stato poi mia”. Io non capivo, credevo fosse una battuta ma dopo tanti anni ho capito. Cuba comanda tutto poi rende la vita facile ai diplomatici e ai capi di impresa di ditte internazionali. Il vero business che manca a Cuba, che fa arricchire lo stato è solo uno. C’è un gruppo alberghiero che a La Havana ha 23 hotel di una capienza di 2mila persone, sono delle città a cinque stelle plus dove puoi avere il maggiordomo personale. Il mare è bello in tanti paesi del mondo, ma in cambio lo stato dà milioni di schiavi. Questi alberghi hanno una capienza di personale che va dagli 800 ai 1500 dipendenti, col cubano che guadagna 40-45 dollari al mese. La vita però è aumentata tre volte di più, 8 cipolle costano 7 dollari, tutto questo per recuperare la valuta. Una volta andai in un hotel da straniero e mi fece compassione un inserviente che mi chiese di comprare due hamburger per i suoi figli perché lui non aveva niente per farlo mangiare. Campano di questo poi, rubano nell’hotel per rivendere al mercato nero. Olio, burro e quant’altro rivenduto al triplo a chi ha ancora di meno di loro, ma lo fanno per sopravvivere. Il costo di personale è praticamente pari allo zero in questi alberghi. Il diritto del lavoratore cubano in un paese comunista-socialista non è poco, è zero, nulla. Lo possono licenziare quando vogliono, fa le ore che vogliono, non ha diritti di nessun tipo, nessun genere”.
L’addio al turismo e i militari
Il Covid ha messo ko il turismo: “Non avendo più dollari dal turismo lo Stato punta alle targhette telefoniche, agli aiuti dai familiari ma non basta per mantenere i loro milioni di militari. Viene da chiedersi cosa se ne fa un’isola che non ha confini, ma chi ci vive lo sa. Servono per il controllo del territorio. Avendo debiti con tutte le imprese internazionali diventa difficile. Poco tempo fa la Francia ha chiuso i rapporti perché non danno mai i soldi. Cuba può comprare solo attraverso il poco cash che ha. Comprano un container di pollo, tutti si precipitano a comprarlo, il pollo diventa sempre meno e il prezzo sale alle stelle e la situazione diventa un disastro. Andare via? I cubani non li vuole nessuno. Per loro è impossibile fare una vacanza, se il paese ricevente vede una richiesta di un visto sa perfettamente che quel cubano rimarrà da clandestino. Diventa impossibile uscire. Sono pochi i paesi dove può andare forse in Russia, in Nuova Guinea dove non c’è richiesta di un visto”.
La triste storia del generale
Sono storie che lasciano senza parole: “Un generale della zona orientale di recente si è dimesso per il fatto che Cuba reagisse in maniera dura e repressiva contro il popolo stremato che non mangia. Chi non ha aiuti non riesce a vivere. Non era d’accordo, così l’altro giorno poi il militare è stato trovato morto. Lo spionaggio cubano è uno dei più forti al mondo. Questo ha portato a non avere problemi con una dittatura di 60 anni. In mezzo alla strada un terzo della polizia è in borghese, si vive con l’ansia perché il vicino non sai nemmeno chi è e se è pronto a parlare di qualsiasi cosa. Hanno spie dovunque, anche all’estero. Controllano tutto. Sono rigidissimi, se fai un furto a uno straniero vai per 20 anni in galera. Sono quelli che portano i dollari. Il carcere? Avete presente la Gestapo. Amici arrestati non ne parlano nemmeno, ti convertono, ti fanno il lavaggio del cervello. Se non sei della loro opinione esci che la pensi come loro dopo quattro mesi”.