La Ong di Patrick Zaki teme un rinvio a giudizio dopo l’interrogatorio ed un processo basato su “accuse inventate o prefabbricate”.
Patrick Zaki è stato interrogato 48 ore fa. A darne notizia è “Eipr”, Ong egiziana per cui lo studente egiziano dell’Università di Bologna lavorava. Zaki è infatti da mesi in carcere dopo l’arresto all’aeroporto di El Cairo, ma il nuovo interrogatorio potrebbe essere il preludio ad un rinvio a giudizio. L’Eipr esprime quindi tutta la preoccupazione per un eventuale processo, “che potrebbe essere basato su accuse infondate e inventate, incentrate su falsi rapporti d’accusa”.
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La Ong spiega perché ci sia il timore di un processo che non starebbe in piedi. “Non esistono prove tecniche o conferme sugli account Facebook che ritengono appartenenti a Zaki”. Non solo, perché la difesa avrebbe da tempo avanzato alcune richieste. Tutte rimaste inascoltate. “É stato chiesto invano al massimo procuratore per la sicurezza dello Stato di rivedere le telecamere dell’aeroporto – si legge nel rapporto di Eipr – ma nulla. Le immagini potrebbero dimostrare che lo studente era stato intimidito, minacciato, torturato con percosse e scosse elettriche delle forze di sicurezza anche in una delle loro sedi”. La vicenda si fa delicata e continuano, nel frattempo, gli appelli che partono dall’Italia per una sua rapida scarcerazione.
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