Green Pass si, Green Pass no, Green Pass forse lo strano caso di Piazza Vittorio a Roma dove, nell’arco di trecento metri, la certificazione verde viene utilizzata in maniera diametralmente opposta. I fatti
Diventano sempre più evidenti le contraddizioni sull’utilizzo del Green Pass, la certificazione verde che attesta il completamento del ciclo di vaccinazione contro il Covid-19. Il prezioso pezzo di carta, o se preferite il QRCode da scaricare sullo smartphone, sta per diventare obbligatorio in tutti i campi della vita sociale, anche perché l’uso attuale è davvero, troppo spesso a corrente alternata.
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A raccontare un caso di scuola è la trasmissione di Rete 4 Quarta Repubblica andata in onda la sera di lunedì 13 settembre. Nel servizio si mostra una sera di fine estate nella semi centrale Piazza Vittorio di Roma. Una piazza dove la cultura multietnica è da decenni il mood prevelente. Il servizio della trasmissione, peraltro rilanciato con un post Facebook dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, mostra cosa accade.
Su un lato della piazza è in corso una festa colombiana con danze, canti, balli e mescita di alcoolici. Nessuna richiesta di Green Pass e nussun controllo specifico.
Su un altro lato della piazza c’è la postazione della Polizia di Stato che in collaborazione con la Asl Roma 1 della Regione Lazio eroga i vaccini senza prenotazione. Obbligatorio avvicinarsi con il Green Pass in bella vista.
Su un terzo lato della piazza c’è la storica manifestazione di cinema all’aperto “Notti di cinema a Piazza Vittorio” con tanto di scanner per verificare la validità della certificazione verde. Pena l’impossibilità di acquistare il biglietto.
Sull’ultimo lato della piazza è in corso un flash mob di ragazzi italiani, con cuffia nelle orecchie per non disturbare per i suoni troppi alti, dove, come testimonia il servizio interviene la Polizia Locale di Roma Capitale per accertare il possesso del Green Pass da parte di tutti i componenti dell’iniziativa.
Quattro angoli di una stessa piazza, quattro modi diversi di interpretare il meccanismo. Una donna intervistata da Rete 4 prova a dare una spiegazione tecnica. Nella festa colombiana si serve ai tavoli all’aperto e pertanto la certificazione non è obbligatoria. Al cinema, sempre all’aperto e nonostante il distanziamento, serve perché è uno spettacolo.
Il dubbio che solleva un cittadino è che in tre situazioni ad organizzare sono italiani mentre nella quarta sono persone immigrate. Ma forse è solo uno sfogo, nemmeno troppo valido, di una rabbia frustrata e crescente.
Singolare, infine, il caso di una donna anziana che ha dimenticato, pur essendo vaccinata, il Green Pass a casa. Al cinema non può entrare. Magari si sarà consolata con una danza ed una birra alla festa colombiana. Li il Green Pass non serviva.
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