Dal 15 ottobre è scattato l’obbligo del Green Pass al lavoro. Le regole decise dal Governo e cosa rischia chi è senza.
Dal 15 ottobre 2021 il Green Pass è diventato obbligatorio nel mondo del lavoro. Nonostante le richieste di rinviarlo alla fine del mese (in particolare dai portuali di Trieste n.d.r.), da parte del premier Draghi non c’è mai stata intenzione di cambiare la strategia e per questo motivo confermata la strategia approvata lo scorso settembre. Ma come funziona? Cosa rischia chi è senza? A queste domande lo stesso Palazzo Chigi ha risposto con delle Faq pubblicate sul proprio sito.
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Per quanto riguarda la verifica del Green Pass, lo stesso Palazzo Chigi ha confermato che ogni azienda autonomamente può controllare la validità della certificazione. Accertamenti che devono avvenire preferibilmente all’ingresso con modalità che evitino ritardi o code.
La verifica del Green Pass potrà avvenire sia con l’applicazione del Ministero della Salute Verifica C19 che con altri strumenti che saranno messi a disposizione dei datori di lavoro sia pubblici che privati.
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Anche sul capitolo sanzioni non c’è stato un passo indietro. In caso di assenza in giustificata per cinque giorni (anche non consecutivi) scatta la sospensione dello stipendio e non dal luogo di lavoro. Le aziende con meno di 15 dipendenti, comunque, potranno per una durata non superiore a dieci giorni chiamare un sostituto (un provvedimento che sarà rinnovaibile una sola volta n.d.r.).
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In caso di assenza del Green Pass, il datore di lavoro deve effettuare una segnalazione alla Prefettura, chiamata a sanzionare il dipendente con una multa che va dai 600 ai 1.500 euro. Se è, invece, l’azienda a non verificare la presenza della certificazione scatta una sanzione amministrativa che va dai 400 ai 1.000 euro. Misure che entrano in vigore, come detto, dal 15 ottobre e già nei prossimi giorni potrebbero esserci le prime multe.
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