Le parole di Carlo Tavecchio stanno facendo scaldare il web. Secondo lui, in Serie A ci sono troppi stranieri.
L’opinione pubblica è molto incuriosita su ciò che è avvenuto per far saltare il secondo mondiale di fila all’Italia. Quello in Qatar è un evento in cui manca una delle protagoniste assolute a livello internazionale. Alcuni personaggi del mondo del calcio nostrano sembrano avere la cura a tale mancanza e lo stanno affermando su più canali.
L’ex presidente della FIGC, Carlo Tavecchio, è stato raggiunto dai microfoni di Radio Punto. Le sue parole sono solite fare scalpore sul mondo del web, ma questa volta è proprio andato oltre ciò che tutti si aspettavano. Secondo l’uomo, in Serie A ci sono troppi calciatori stranieri e non ha saputo trovare altre spiegazioni a tale assenza al Mondiale.
Quello raggiunto da Radio Punto è un personaggio che è stato molto criticato quando era alla guida della FIGC. Eppure, ora, lontano dal mondo calcistico di alto livello, è tornato a parlare della nazionale di calcio italiana. La sua carica è arrivata proprio dopo l’eliminazione dai Mondiali brasiliani, nel 2014, succedendo a Giancarlo Abete.
Sempre lo stesso anno, l’uomo è stato preso di mira a livello mediatico per delle parole dette sugli extracomunitari, ritenute offensive. Ora, però, tornando a parlare di ciò che sta succedendo a livello calcistico internazionale all’Italia, l’ex presidente ha voluto ribadire il suo pensiero in merito a dei giocatori stranieri. Insomma, non è bastato il forte dissenso ottenuto dopo quell’uscita, l’uomo è convinto di ciò che dice.
“Noi avevamo una certa fama per i portieri e per gli attaccanti nostrani”, ha detto Tavecchio. “Oggi, ci sono troppi stranieri in Serie A, soprattutto in quei ruoli”, ha poi proseguito. Secondo lui, ci dovrebbe essere una rivoluzione imponente, che obblighi le squadre ad avere almeno 5 giocatori italiani all’interno dei club. Inoltre, ha voluto mostrare tutto il rammarico per “guardare i mondiali senza l’Italia”.
In più, ha speso delle parole anche in merito all’idea di Gravina di “dare nuova linfa ai centri di formazione di tipo federale”. Per finire, ha messo in risalto la necessità di una rivoluzione, che porti i club nostrani a competere con lo strapotere economico degli altri campionati europei. “Io proposi un girone di 18 squadre, in A, B e C”, ha poi concluso, con la voglia di uniformare il nostro campionato ai maggiori al mondo.
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