Il fallimento delle mascherine in classe certificato da un sondaggio: “Lo dico da tempo”

mascherine a scuola

L’anno scolastico volge al termine ed esplode la polemica legata alle mascherine consegnate agli studenti dalle scuole.

Perché? Settimanalmente gli istituti scolastici italiani ricevono uno stock di mascherine da girare agli studenti ma questi ultimi preferiscono portarsele da casa.

E’ quanto emerge da un sondaggio di ScuolaZoo, rilanciato dal Corriere della Sera: addirittura il 96% degli intervistati ha dichiarato di non usare le mascherine fornite dalle scuole, preferendo portarsele da casa.

Lo scorso settembre, quando si pensava a come sarebbe stato il primo anno scolastico trascorso interamente durante la pandemia, il commissario straordinario per l’emergenza Covid aveva stabilito che le mascherine fornite dallo Stato alle scuole sarebbe stato un cardine per favorire il ritorno in classe.

Sappiamo poi come sia stato in assoluto un anno scolastico travagliato, ma la misura è stata mantenuta – con un costo importante per lo stato (si parla di un costo di 10 centesimo a mascherina, per dieci milioni di mascherine al giorno).

Tante le difficoltà riscontrate nell’attuazione della misura: ritardi nella consegna dei lotti, alcuni dei quali difettosi o inadatti, oltre alle lamentele di studenti, professori e personale scolastico, secondo cui le mascherine non sarebbero di buona qualità (per l’83% degli intervistati nel succitato sondaggio), non aderirebbero bene al volto e puzzerebbero.

Italia Viva ha lanciato una interrogazione parlamentare in merito allo spreco (si tratta di una spesao di circa un milione al giorno per le casse dello Stato, già provate dalle contingenze economiche e dalla pandemia) e ai sindacati che hanno chiesto di passare dalle mascherine chirurgiche a quella Ffp2, il Cts ha già risposto che le mascherine fin qui distribuite vanno benissimo.

Ma non sarebbe stato necessario arrivare sin qui, giacché voci critiche si erano già levate in tempi non sospetti.

“Tanto tempo fa dicevo questa cosa nella mie storie, mi prendevano per matto”: ricorda Er Faina, tra i detrattori della misura già da tempo.

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