Il successo dell’Italia sull’Inghilterra brucia ancora, e l’Economist attacca gli azzurri: “Non avete neri”. Una frase poco felice e una sconfitta che fa male.
Va bene tutto verrebbe da dire. La simulazione di Sterling in semifinale, il catenaccio, le chiacchiere prima del match, le medaglie tolte dal collo. Forse anche la sicurezza di Boris Johnson e di un popolo intero, con tatuaggio annesso di un tifoso prima della finale. Che invece ha premiato gli azzurri, con tanto di carrozzone in festa in Italia ed esercito di rosiconi in Inghilterra.
A questi si è aggiunto l’Economist, con una frase poco felice che racconta forse tutto il dolore per una sconfitta inattesa. Bisognerebbe spiegare agli inglesi che nello sport parla il campo, ed ha premiato la squadra migliore. Il famoso tabloid invece mette al centro del dibattito tematiche etniche. E pensare che prima di iniziare c’era la polemica sui tanti oriundi in squadra.
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L’Economist contro gli azzurri: “L’Italia è l’unica a non avere neri in squadra”
Dalla polemica per i troppi oriundi a quella contro una squadra in cui “non ci sono neri”. Difficile capire se sia più sterile la polemica o più infelice la frase. Del resto Mancini ha premiato Raspadori scegliendolo al posto di colleghi ben più navigati o Toloi, che non era mai stato convocato. Decisioni all’insegna della meritocrazia, che in Italia troppo spesso manca e che invece ha premiato il Ct azzurro.
Verrebbe da chiedersi perché gli inglesi non riescano a mettersi l’anima in pace. E l’Economist insiste. “É l’unica dell’Europeo a non aver inserito in squadra giocatori di colore”. Secondo loro gli azzurri sarebbero i meno europei. E lo affermano difendendo la squadra di una nazione che dall’Europa prende politicamente le distanze. Quelli della Brexit per farla breve, giunti in finale a giocarsi la partita della vita in difesa. E poi a imbrattare i murales dei calciatori che hanno sbagliato i rigori. Succede anche questo. Contro loro stessi, contro gli altri, contro chi vince con merito. Non sarebbe meglio accettare la sconfitta? Quello è più difficile, ma è da signori. Che al momento sono gli italiani, non di certo chi motiva un insuccesso con ragioni etniche.