Eravamo arrivati ad un certo punto che se non andavi a mangiare in un ristorate stellato non eri nessuno.
Era diventato un must culinario: ci dava un tono ed era un vanto raccontarlo il giorno dopo, con tanto di foto allegate al racconto.
E sì, diciamolo: ad un certo punto siamo diventati tutti critici gastronomici, i programmi tv ci ha fatto sentire tutti in grado di dire la nostra, come se andassimo dal dentista e ci permettessimo di dirgli che sta sbagliando materiale per quel tipo di otturazione, quando invece sarebbe il caso che ognuno facesse il suo mestiere, e magari lo facesse bene e con qualità.
La nazione che ha più ristoranti con la stella Michelin è la Francia (dove d’altra parte è nata la famosa / attendibile / temibile guida rossa) che vanta ben 628 ristoranti con almeno una stella, in seconda posizione troviamo il Giappone con 577 ristoranti e al terzo posto troviamo la nostra amata Italia con 374 ristoranti.
Ma la domanda è una: ad oggi la Cracco Mania (giusto per citare uno degli chef stellati più noti a livello mainstream) esiste ancora?
Possiamo affermare di no: da uno studio fatto sui clienti che frequentavano ristoranti di alto livello, hanno abbassato notevolmente la frequentazione presso gli stessi e addirittura c’è stato un abbassamento di presenze nei succitati locali stellati di almeno il 18% (e questo calo è stato registrato già prima del covid).
Numeri che devono fare riflettere tutta la ristorazione gourmet. Sicuramente bisognerà tornare all’antico: cucinare una grande materia prima, cucinare con i giusti modi, tempi e affidarsi ai classici della cucina Italiana che non tradiscono mai, come chef esperti come Antonello Colonna e Massimo Riccioli ci dicevano in tempi non sospetti, abbandonando definitivamente spume e sifoni, mode divenute ormai obsolete, e smettendo di proporre porzioni piccole… a volte invisibili.
Enrico Camelio