In un calcio senza anima dove le pay tv e i procuratori la fanno da padroni, si alza, potente, una voce alternativa, quella di Daniele De Rossi. Ecco il suo pensiero
La partenza della Serie A 2021-2022, con tutti i dubbi e tutti i limiti legati alla riduzione degli spettatori, ai disservizi di DAZN ed alle scorribande dei procuratori, porta con se l’ormai annosa polemica relativa ai repentini cambi di casacca e ai giuramenti di amore eterno che vengono disattesi.
Gli ultimi della serie riguardano personaggi di grandissimo calibro come Lionel Messi, Romelu Lukaku, Edin Dzeko e Alessandro Florenzi. Calciatori che negli anni hanno promesso fedeltà ai club che li hanno svezzati, lanciati, in alcuni casi rilanciati, ma che poi, al primo stormir di fronde, con tanto di sontuoso contratto, si sono accasati altrove.
Daniele De Rossi smonta l’ipocrisia dei calciatori moderni
Paradigmatici in tal senso i casi di Messi passato al Paris Saint-Germain e soprattutto quello dell’ex centravanti dell’Inter, ora al Chelsea, Romelu Lukaku che, ad ogni cambio di maglia, dichiara convinto di essere approdato al club che tifava da bambino. A smascherare questo stato di cose, questa ipocrisia diffusa, si è alzata potente, a cavallo di Ferragosto, la voce di Daniele De Rossi.
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Lo storico capitano giallorosso, Campione del Mondo 2006, diciotto anni consecutivi alla Roma, con cui ha disputato 459 partite e segnato 43 reti, ha commentato in maniera netta, quasi sprezzante, le frasi del campione belga. “Non devo vendere nulla – ha dichiarato in un’intervista a Sport Week della Gazzetta – non amo regalare frasi a effetto”.
Diretto, come detto, l’attacco a Lukaku: “Non dirò che la prossima squadra è quella che sognavo da bambino”. E, riferendosi alla sua nascente carriera da allenatore, ha sottolineato: “Non dirò proverbi milanesi se andrò a Milano o citerò Totò a Napoli”. Da calcio vecchie maniere il commento finale: “Le trovo paraculate che lasciano il tempo che trovano”