Dopo la vicenda dei soldi ritrovati nella cuccia del cane una nuova polemica investe la Senatrice del Partito Democratico Monica Cirinnà, stavolta “per colpa” della cameriera. I dettagli
Sono giorni caldi, caldissimi, questi ultimi di agosto 2021, per la Senatrice del Partito Democratico Monica Cirinnà. Dopo la singolare vicenda dei 24.000 euro trovati nella cuccia del cane nella sede dell’azienda agricola di famiglia, la CapalBio, l’esponente democratica è scivolata sulla classica buccia di banana.
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In una intervista rilasciata al Corriere della Sera la Cirinnà si è lasciata andare ad un commento poco felice. “Nei pochi giorni di ferie – ha rivelato la Senatrice al quotidiano milanese – sto facendo la lavandaia, l’ortolana, la cuoca”. Tutto questo, spiega con una punta di snobismo radical chic, perché “la nostra cameriera strapagata e messa in regola con l’Inps se ne è andata”.
Monica Cirinnà nei guai per la cameriera di Capalbio
Ancora più singolare la motivazione addotta dall’esponente PD. La cameriera si annoiava a stare sola con il cane. Un tema ricorrente. La vicenda ha ricordato da vicino, molto da vicino, la vicenda di Lilia la cameriere moldava a servizio presso l’ex Presidente della Camera Laura Boldrini che è dovuta ricorrere ad un patronato per ottenere il TFR, il trattamento di fine rapporto. TFR maturato in otto anni di lavoro e non saldato al momento del licenziamento.
Un classico esempio di doppia morale che, a queste latitudini politiche, spesso trova terreno fertile. Resasi conto dello scivolone nella serata di giovedì 26 agosto la Cirinnà ha provato a mettere una pezza al danno con un tweet. Un tweet che però di fatto peggiora la situazione.
Quando si sbaglia ci si scusa. Mi scuso quindi per le parole errate usate in questo momento difficile per dire che senza l’aiuto prezioso di una nostra collaboratrice ho avuto difficoltà. La nostra azienda si avvale dell’ottimo lavoro di tanti senza i quali tutto si complica. pic.twitter.com/mbbsplerhL
— Monica Cirinnà (@MonicaCirinna) August 26, 2021
A valle del tweet in cui la Cirinnà spiega che “la nostra azienda si avvale dell’ottimo aiuto di tanti operatori” gli organi di informazione si sono scatenati. La Verità, in particolare, grazie ad una semplice visura commerciale ha scoperto che sui “possedimenti dei Montino-Cirinnà” non tramonta mai il sole.
Nella loro disponibilità scrive il quotidiano sono state individutae due azienda agricole per un totale di 137 ettari, quaranta vacche maremmane, due vitelli, quindici tori, otto fabbricati, una villetta di otto vani, un’altra di sei. Per non tacere di un locale, l’Alibi di Testaccio che tutte le guide turistiche indicano a cinque stelle. Il locale è destinato ad un pubblico LGBT. Per la Rivoluzione c’è tempo.