La Cassazione si è pronunciata sul crocifisso in aula. Andiamo a vedere nei dettagli cosa ha detto la Corte su un tema che da tempo divide l’Italia.
La Cassazione si è pronunciata sul crocifisso in aula. La Corte Suprema è stata chiamata a decidere su un contenzioso in una scuola. Da una parte c’era una classe che, con una decisione del consiglio, ha deciso di appendere il simbolo religioso. Dall’altra un docente che si rifiutava di insegnare con il crocifisso appeso.
Un contenzioso non semplice da risolvere e i giudici di Cassazione non hanno dato una indicazione precisa su questo tema. Secondo la Corte esporre il crocifisso non è discriminatorio per chi non lo condivide, ma allo stesso tempo non esiste l’obbligo di esporlo. Per questo motivo la decisione deve essere presa dall’intero istituto e, in caso di posizioni completamente diverse, i giudici hanno chiesto di arrivare ad un compromesso per evitare nuovi contenziosi.
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Il dibattito in Italia
Il dibattito sul crocifisso in aula in Italia tiene banco ormai da diverso tempo. Da un lato c’è chi chiede di inserire l’obbligo, dall’altro ci sono persone che ribadiscono la necessità di non esporre simboli religiosi vista la presenza ormai in classe di diverse etnie e di conseguenza di diverse religioni.
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Dalla Cassazione un invito a trovare un punto di incontro tra le due filosofie di pensiero. Per i giudici non c’è nessun obbligo di esporre il simbolo religioso, ma allo stesso tempo non esiste nessuna discriminazione nei confronti delle altre persone e lo stesso vale anche per tutti gli altri simboli. Una sentenza che mette fine ad un contezioso in un istituto di Terni dove un professore durante la sua lezione toglieva il crocifisso e lo rimetteva quando lasciava l’aula. Si tratta sicuramente di una decisione destinata ad avere dei risvolti anche in futuro, con altre vicende simili che potrebbero risentire di questa sentenza.
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